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  • Immagine del redattorePaola, La Casuarina

App per leggere l'INCI: sono davvero d'aiuto per la scelta dei cosmetici?


app ingredienti cosmetici

Le App che leggono il codice a barre dei prodotti e tirano fuori una classificazione degli ingredienti, assegnando loro un bollino colorato, sono di gran moda e spopolano sul web.


Una preponderanza di bollini rossi darà un risultato finale scarso mentre se a prevalere sono i verdi si andrà verso valutazioni complessive migliori. Per i prodotti scarsi le app propongono anche delle alternative.


Ma se funzionano bene con gli alimenti, non altrettanto con i cosmetici, perché il sistema di valutazione è differente con proporzioni meno chiare dovute proprio al contesto.


Se in campo alimentare la certificazione biologica è normata a livello europeo e internazionale, in campo cosmetico mancano le leggi, tutto è in mano a enti certificatori privati e sceglierne uno penalizza tutti gli altri.


Non è possibile valutare la qualità cosmetica di un prodotto sulla base delle proporzioni dei suoi ingredienti: è sbagliato limitarsi a dare un punteggio ai singoli ingredienti per poi sommarli per arrivare alla valutazione finale. Ad esempio 2 pallini rossi: prodotto inaccettabile!


Ma se sono 2 ingredienti al fondo della lista degli ingredienti? Che faccio? Butto?


L’attribuzione dei bollini viene data da un team di cui non conosciamo le competenze, assunti dall’azienda che ha creato l’app, si mettono lì e decidono che cosa va bene e che cosa no dell'INCI cosmetico. Come lo fanno? Non lo sappiamo.

inci cosmetici

Non esistono linee guida, non ci sono procedure condivise. E la valutazione della sostanza è solo in apparenza scientifica. Ogni ingrediente è accompagnato da un testo che ne descrive le criticità e le fonti scientifiche con i riferimenti per risalire agli studi o ai pareri degli organi di controllo, ma con metodo, che il divulgatore scientifico Beatrice Mautino definisce: "Cherry-picking", il trucco sta nello scegliere tra i dati o tra gli studi esclusivamente quelli che ci piacciono per sostenere la nostra teoria, tralasciando tutto il resto che potrebbe invece, confutarla.


L’errore sta proprio qui: le app non valutano i rischi a cui siamo esposti utilizzando il cosmetico indagato ma assegnano bollini colorati alla singola sostanza in base alla propria valutazione del pericolo, senza tenere conto delle dosi e dell’esposizione, come invece occorre fare una corretta valutazione tossicologica di ogni singola sostanza.


Dunque gli aggettivi:

  • Eccellente

  • Buono

  • Scarso

costituiscono un’opinione, non una valutazione.


La capacità di uno xenobiotico di indurre effetti tossici dipende dalla concentrazione e persistenza della sostanza tossica in un determinato sito, dalla quantità di sostanza con cui l’organismo viene in contatto (esposizione esterna), dai fattori che coinvolgono l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e la velocità di eliminazione (che determinano l’esposizione interna). Vi sembra poco?


I prodotti cosmetici sono prevalentemente applicati attraverso la cute e quindi per la struttura e la funzione protettiva gli ingredienti in essa contenuti devono compiere un tragitto molto ostico prima di giungere al sangue, ossia per poter essere assorbiti. La permeazione cutanea di un xenobiotico è fortemente limitata dalla strato corneo.


Facciamo un esempio


E' corretto dire che l’alluminio ha effetti tossici sul sistema nervoso centrale, ma è scorretto dedurre che un cosmetico che lo contiene è dannoso per la salute a prescindere.

Primo: perché occorre valutare quanto alluminio c’è nel cosmetico (dose). Una semplice argilla verde contiene dal 9 all’11% di ossido di alluminio

Secondo: com’è la struttura fisica/chimica? Un numero elevato di fattori influenza la possibilità di una sostanza di essere assorbita quando applicata sulla cute e la sua modalità di passaggio. Ad esempio: il peso molecolare, la carica, la lipofilia del composto, lo spessore e la composizione dello strato corneo, la concentrazione della sostanza nel prodotto finito, l’integrità della pelle, ecc.

Terzo: la crema cosmetica la mangiamo o la mettiamo sulla pelle? Quanto prodotto usiamo? Dove? Per quante volte al giorno? Per quanto tempo? Cambia l’esposizione.

Vi sembrano aspetti trascurabili? Per le app si.


Unione Europea e regolamentazione


Tutti i cosmetici prodotti in Europa sono regolamentati dalla Normativa (CE) 1223/2009.

Per gli ingredienti per i quali esiste qualche preoccupazione rispetto alla salute umana solo il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori CSSC ha le competenze e gli strumenti per valutarne i rischi tossicologici, stabilendo la possibilità di divieto o l’uso solo in determinate concentrazioni.


Sono scienziati, massimi esperti nelle materie in questione, che lavorano per dare strumenti scientifici alla Commissione che dovrà decidere se autorizzare, limitare o vietare un determinato ingrediente.


Periodicamente la commissione emette delle circolari informative dove vengono evidenziati questi pareri. Andiamo a vedere il link aggiornato (allegati II-VI del Regolamento).

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